CHIELLINI: «QUEST'ANNO POSSIAMO PROVARE A VINCERE LA CHAMPIONS»

 

In attesa di riprendere il suo posto al centro della difesa dove diverse settimane dall'infortunio al solito polpaccio, Giorgio Chiellini ha rilasciato una lunga intervista al "The Times", in cui ha parlato di se stesso, del  suo futuro e di quello della Juve.

Il pensiero fisso, naturalmente, è uno e si chiama Champions League, grande trofeo che manca nella bacheca del difensore e che significherebbe il coronamento di una carriera straordinaria: «La Champions è qualcosa che mi manca e che alla Juve manca dal 1996. Ci siamo andati molto vicini, ci proviamo ogni anno, ma è un torneo dove non sempre vince la squadra migliore. Negli ultimi tre anni siamo stati eliminati da Porto, Lione e Ajax. Non possiamo essere soddisfatti. Quest’anno possiamo provare a vincerla».

Per l'ennesima volta, il difensore ha spiegato cosa significhi giocare nella Juventus: «Ho imparato il significato di giocare per la Juventus. Questo è un club che cerca di dare tutto ai giocatori, in modo che possano solo giocare a calcio. Siamo fortunati ad avere, a vigilare sulle nostre teste, una famiglia, gli Agnelli che sono qui da quasi 100 anni. Per loro questo non è solo un investimento. Vogliono creare qualcosa e il verbo più importante è "vincere". Questo non significa che devi vincere tutto ma alla Juventus si punta sempre a vincere». 


Chiellini ha parlato anche della possibilità che Paul Pogba torni alla Juventus, squadra che lo ha lanciato e consacrato: «Lui è il LeBron James del calcio. Davvero, è fantastico com'è cresciuto. Quando lo vidi per la prima volta agli allenamenti dissi "Cosa? Non è vero". Sapevo che arrivava dal Manchester United, quindi mi aspettavo di vedere un ottimo giocatore, ma il fatto che fosse andato via da lì mi faceva pensare che non fosse un top player. Invece lo era. Ora mi dispiace che non riesca a far vedere completamente tutte le sue qualità».

Un pensiero anche per Cristiano Ronaldo, considerato dal capitano juventino un alieno: «Sono stato fortunato a giocare tre anni alla Juventus con Cristiano. Nei momenti decisivi, quando hai bisogno, lui c'è sempre». 

Riguardo alla sua carriera, Chiellini racconta così la sua crescita e la sua maturazione che lo hanno portato a diventare uno dei difensori più forti del mondo: «Quando ero più giovane ero più "acceso", avevo bisogno di un nemico e non avevo un buon rapporto con gli altri attaccanti. Adesso invece mi piace parlare con loro durante le partite, mi piace condividere sensazioni e discutere di ciò che sta succedendo durante un match. Con loro scherzo anche, a volte. Non sono aggressivo: adesso il "nemico" non è un nemico, ma un amico che gioca contro di me, e ho capito che se non disperdo le mie energie "combattendo" come facevo prima, potevo diventare più lucido e più concentrato. Così le mie prestazioni sono migliorate». 


Per il numero 3 della Juventus, il difensore è uno dei ruoli più complicati da gestire, perché «è un ruolo che devi sentirti dentro. Bisogna essere felici di non permettere all'attaccante di fare la giocata che vuole. È un ruolo di studio, perché bisogna capire l'avversario e cogliere la sua intenzione. E poi è anche un ruolo emotivo. Voglio dire, toccando prima del cross o del lancio alto cominci a sentire la connessione con l'avversario. Devi impressionarlo con la tua superiorità, renderlo nervoso. Fagli capire che non riceve la palla, riceve una spinta prima di ricevere la palla».

Il capitano bianconero è tornato a parlare del successo allo scorso Campionato Europeo, in casa dell'Inghilterra: «Loro avevano molta più pressione di noi e a volte la pressione ti dà energia, ma a volte è un ostacolo. Noi abbiamo percepito questa paura. Forse non paura, ma il loro nervosismo, la loro tensione. A fine primo tempo, con l’Inghilterra in vantaggio 1-0, nel nostro spogliatoio c’era tranquillità. Eravamo sicuri che se avessimo tenuto la palla, avremmo segnato. Sicuramente avremmo trovato la soluzione per farlo. Tenere i nervi saldi è stata la cosa più importante e poi siamo stati fortunati ai rigori. Un pareggio è stato il risultato più giusto per quella partita».

Infine, una battuta sul suo ritiro, più volte annunciato dai giornali ma sempre rimandato: «Un pensiero al ritiro? Forse devo chiamare Zlatan (Ibrahimovic, ndr) e decidere insieme a lui. Potremmo fare un video per Sky in cui ci diciamo: "Cosa vuoi fare?", "No, tu cosa vuoi fare?", "Ok, possiamo decidere insieme"». 


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