JUVENTUS-INTER: UN PAREGGIO O UN PAREGGINO?

All'indomani del match clou tra Juventus e Inter è ora di fare un bilancio provvisorio della stagione dei bianconeri. Iniziata sottotono, settimana dopo settimana è parso subito chiaro che l'obiettivo quarto posto tanto sbandierato da Allegri e Giuntoli stava diventando stretto e la partita contro la prima in classifica ha confermato tale impressione.


All'Allianz non è stata una bella partita, d'altronde in Italia è molto difficile vederne, ma si sono viste diverse cose interessanti, soprattutto proprio a proposito della Juventus. Gli undici di Allegri, pur condizionati da diverse assenza, hanno tenuto bene il campo, dando molto filo da torcere all'Inter e rischiando anche di vincere. Con l'appoggio del pubblico di casa, sarebbe davvero bastato poco per tornare in vetta alla classifica dopo anni, invece, il motto "prima non prenderle" ha prevalso ancora una volta. 

Eh sì, perché con un po' più di coraggio e intraprendenza, il derby d'Italia si sarebbe potuto portare a casa, invece, come ormai consuetudine, i bianconeri hanno avuto il braccio corto, accontentandosi di raccogliere un punto che se non cambia la distanza dall'Inter, permette alle inseguitrici (Milan e Napoli soprattutto) di avvicinarsi nuovamente. 

Pare, dunque, logico che chi si fida ciecamente delle parole di Allegri, oggi stia festeggiando e parli di "punto guadagnato". Chi, invece, come il sottoscritto e, per fortuna, molti altri pensano che la Juventus sia in grado di ottenere molto di più e non solo per le proprie capacità ma anche per i limiti delle altre squadre, non digerisce questo "pareggino" figlio della solita viltà dell'allenatore e di una squadra costretta a giocare con il freno a mano tirato ormai da tre anni.

Discorso molto simile per i singoli, a cominciare dall'autore del gol Vlahovic, fino a pochi giorni fa tornato di nuovo nel mirino di chi di calcio e di Juventus ne capisce poco. Tra chi lo avrebbe venduto seduta stante e chi ne auspicava la partenza a favore del ritorno di Alvaro Morata, il delirio dietro all'attaccante sembrava inarrestabile. Tuttavia, come ha giustamente sottolineato il serbo dopo il gol, è meglio che molti stiano zitti e vadano a scommettere sui cavalli, invece di infestare stadi, social e studi televisivi. 

Juventus-Inter ha dimostrato che i bianconeri sono ampiamente in lotta per lo scudetto e che non sono inferiori neppure all'Inter. Perfino uno dei "protetti" di Allegri, Adrien Rabiot, lo ha candidamente ammesso. Ora, il problema è far digerire la notizia a chi della mediocrità ha fatto una bandiera e una virtù, in campo e fuori. 


(Marcello Gagliani Caputo)

VERSO JUVENTUS-INTER

Dopo la pausa per gli impegni delle Nazionali, la Serie A si appresta a ripartire con il match clou tra Juventus e Inter. Bianconeri e nerazzurri, in vetta alla classifica e separati soltanto da due punti, si affronteranno in una sfida che ormai da troppi anni non era più decisiva per lo scudetto. Gli undici di Simone Inzaghi arrivano all'appuntamento in forma e sullo slancio di una serie di risultati positivi e incoraggianti, mentre la squadra di Massimiliano Allegri sta affrontando diversi problemi legati agli infortuni di alcuni giocatori. 


Quando ormai mancano pochi giorni alla partita, il mister bianconero non sa ancora su chi potrà fare affidamento, mentre Inzaghi studia il modo di giocare un brutto scherzo ai bianconeri ed essere protagonista della prima vera fuga stagionale. Seppur non decisiva visto il periodo, la sfida tra Juventus e Inter potrà, comunque, dire qualcosa di importante, soprattutto riguardo le chance dei bianconeri, per cui, fino a oggi, sembrava proibito parlare di scudetto. Allegri e parte della dirigenza hanno diverse volte sottolineato come il reale obiettivo della stagione sia il quarto posto, come a voler evitare di prendersi responsabilità e mettere pressione alla squadra.

Di contro, però, la tifoseria continua a essere spaccata, tra chi è convinto che la Juventus possa lottare senza problemi per lo scudetto (tenendo conto anche delle avversarie quest'anno abbastanza sotto tono) e chi, invece, è d'accordo con il teorema di Allegri secondo cui la rosa dei bianconeri non è ancora all'altezza di competere per il titolo. Discorso vecchio, ormai, e anche un po' stucchevole che mira, soprattutto, a ridimensionare le pesanti colpe dell'allenatore riguardo le ultime stagioni deludenti della Juventus che, dopo dieci anni, è riuscita per due consecutivi a non vincere alcun trofeo. 

La partita contro l'Inter capolista ci offrirà, sicuramente, qualche indizio in più per capire dove può arrivare questa Juventus e quali sono i suoi reali margini di miglioramento, pensando, soprattutto, ai giovani che si stanno mettendo in vetrina sia con il club sia con le rispettive Nazionali. Al netto delle solite e noiose dichiarazioni di Moratti da un lato e di Galeone dall'altro, domenica si disputerà il tanto atteso derby d'Italia, nella speranza di vedere due squadre in grado di offrire lo spettacolo che uno stadio tutto esaurito meriterebbe. 


(Marcello Gagliani Caputo)

Tre punti a Milano che fanno sognare... lo scudetto?

Dopo la vittoria a San Siro contro il Milan, attorno alla Juventus si è scatenato un rinnovato entusiasmo, soprattutto da parte dei tifosi che, ora, parlano nuovamente di scudetto e di squadra all'altezza. In realtà, si tratta dell'ennesimo "elastico" che, negli ultimi tre anni, ha caratterizzato le stagioni dei bianconerti, tra alti e bassi e brucianti delusioni.


L'1-0 conquistato con i rossoneri non è quel risultato grandioso di cui molti parlano e straparlano, ma soltanto un fatto del tutto casuale, frutto di un autogol e di una partita giocata in superiorità numerica per un tempo e mezzo. Fino all'espulsione di Thiaw, si era vista la solita Juventus tanto cara ad Allegri, ossia con il pullman davanti alla porta e contropiede vecchio stile. La porta bianconera non è capitolata soltanto grazie a un paio di miracoli di Szczesny e nemmeno in 11 contro 10, i bianconeri hanno cambiato marcia e approccio al match. 

Fino al gol fortunoso di Locatelli, la Juventus ha giocato chiaramente per portare a casa lo 0-0, come d'altronde aveva già fatto a Bergamo, e soltanto un episodio favorevole poteva dare una scossa alla partita. Una volta in svantaggio, il Milan si è dovuto sbilanciare ancora di più e soltanto a questo punto, i bianconeri hanno potuto giocare come volevano fin dall'inizio, andando anche vicini al secondo gol. Tutto ciò, però, non cancella quanto visto prima, ovvero il solito orribile spettacolo di noia, passaggi indietro, attaccanti impegnati a fare i terzini e 10 dietro la palla.  

Ora, complice un terzo posto in classifica a soli due punti dall'Inter capolista, molti tifosi e giornalisti sono saliti nuovamente sul carro, sbandierando cambi di rotta, nuove identità, capolavori tattici di Allegri e amenità simili, dimenticando in fretta ciò che è stata la Juventus fino a pochi giorni fa. Non basterà certo una vittoria a San Siro contro un Milan evanescente a fare dei bianconeri i nuovi pretendenti allo scudetto, tuttavia, nella mediocrità generale della Serie A, il non-gioco di Allegri potrebbe perfino bastare. 

Siamo di fronte a una situazione surreale destinata, con tutta probabilità, a prolungarsi per qualche altro mese, fino a quando le differenze tra le squadre si faranno più marcate e i veri valori delle rose e degli allenatori verranno a galla. Probabilmente già a Natale capiremo davvero se questa brutta Juventus, priva di un'identità, di una guida e di orizzonti, sarà davvero in grado di combattere per il titolo. Nel frattempo, lasciamo che i soliti tifosetti sotto incantesimo continuino a credere che il calcio sia "una cosa semplice". Tanto, come piace dire a tanti, "a maggio faremo i conti".


(Marcello Gagliani Caputo)

Un derby d'incoraggiamento

Dopo la vittoria nel derby della Mole, la Juventus ha rilanciato la propria candidatura per una stagione da protagonista, tenuto soprattutto conto del passo falso dell'Inter e della vittoria stentata e fortunata del Milan.


Il 2-0 contro i granata, maturato soltanto nel secondo tempo, è stato frutto della solita partita a due volti dei bianconeri: un primo tempo brutto e noioso e un secondo più agguerrito e combattivo. Un atteggiamento che ormai caratterizza i match della Juventus ogni settimana, a causa di una visione del tutto distorta della competività e dell'importanza di approcciare bene gli impegni.


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Seppur senza coppe, questa Juventus continua a giocare a corrente alternata e con la netta sensazione che con un po' più di coraggio e convinzione, i risultati potrebbero essere ben diversi. D'altronde, quando in panchina siede un allenatore che predica calma ogni giorno e che pensa che "l'importante è non prenderle", per i giocatori diventa dura mettere in campo aggressività e ritmo.

Anche contro un Torino nettamente inferiore, i bianconeri hanno faticato oltre ogni limite, chiudendo il match troppo tardi e soffrendo più del dovuto. Guardando le partite, si ha la sensazione di una squadra in perenne difficoltà, indecisa se affondare il colpo o rimanere guardinga e prudente. È questo uno dei motivi per cui non si prova più piacere a guardare la Juventus in TV, almeno per coloro che non pensano che "la partita è bella quando si vince". 



In un Campionato in cui il Napoli sembra la copia sbiadita della macchina perfetta della scorsa stagione e le milanesi procedono tra alti e bassi, l'occasione sembrerebbe ghiotta. Tuttavia, Allegri continua a parlare di "obiettivo quarto posto", ridimensionando le potenzialità della squadra e dei singoli. Un atteggiamento diventato ormai stucchevole e fastidioso e che può piacere soltanto a chi non ha occhi per vedere oltre il proprio naso.

È ormai chiaro a (quasi) tutti che questa Serie A è ampiamente alla portata della Juventus, perfino quando in squadra mancano due assi come Vlahovic e Chiesa. Non solo le avversarie non sono imbattibili, ma la qualità della rosa è molto migliore di quello che ci vogliono far credere. Allegri continua a portare avanti, con mille complicità, una filosofia lontanissima dal DNA bianconero che se molti accettanno a testa bassa, molti altri non sopportano più. 

Come scritto la settimana scorsa, chi è disposto ad accettare la nuova dimensione provinciale della Juventus è libero di farlo, ma non potete impedirci di esigere ogni giorno qualcosa di diverso dalla squadra più vincente d'Italia e tra le più vincenti in Europa. Chi si accontenta gode? No, preferisco il detto "chi non risica non rosica".


(Marcello Gagliani Caputo)

È giusto accettare una Juventus "provinciale"?

Dopo il deludente e faticoso 0-0 strappato in casa dell'Atalanta, la tifoseria della Juventus si è trovata, ancora una volta, spaccata in due: da un lato chi esultava per il punto conquistato a Bergamo, considerandolo prezioso per conservare il quarto posto in classifica, dall'altro coloro che, invece, speravano di rivedere una squadra dalla mentalità diversa e più coraggiosa.


Il grottesco dopo-partita

Una volta terminato il match, ci siamo trovati di fronte a uno spettacolo a dir poco surreale, con Allegri pronto a stappare una bottiglia di champagne perché "un punto a Bergamo è un punto guadagnato". Una scena davvero deprimente che evidenzia una situazione ormai insanabile all'interno dell'ambiente juventino. Dalla Vecchia Signora sempre in lotta per lo scudetto, avversaria temuta e odiata, siamo passati a una squadretta di provincia come tante altre, che si difende in dieci davanti alla propria area di rigore e che aspira a conquistare un posto in Champions.

Un'ossessione che Allegri porta avanti convinto e sempre più isolato nel proprio atteggiamento estremista. Non passa giorno che l'allenatore bianconero non smunuisca la rosa a sua disposizione, come se al posto di Vlahovic, Chiesa, Bremer, Szczesny e compagnia avesse dei dilettanti abituati a giocare in parrocchia. La partita di ieri è stata l'ennesima dimostrazione di una sensazione di rassegnazione che ormai ha avvolto la Juventus, ormai rasa al suolo in campo e fuori.


Un atteggiamento inaccettabile

Chi ama la Juve non può accettare un atteggiamento del genere. Già poche ore dopo lo sconsolante 0-0 e le grottesche parole di Allegri, faceva il giro dei social un episodio raccontato da Giorgio Chiellini, ovvero "quella volta che Del Piero distrusse mezzo spogliatoio perché la squadra era felice per uno 0-0 in casa del Milan". Una mentalità che ormai sembra non appartenere più al mondo bianconero, ora prigioniero di un aguzzino che non vuole mollare un centimetro, tanto arrogante quanto convinto di essere il più bravo e il più simpatico.

In una famiglia non c'è niente di peggio che avere il nemico in casa e la Juventus lo sta nutrendo col proprio sangue, rinunciando a sé stessa e alla sua storia, mentre attorno a lei ci si accapiglia per il titolo di "tifosoveroeunico". 


(Marcello Gagliani Caputo)

Basta con lo stucchevole ritornello del "c'è ancora tanto da lavorare"

La vittoria risicata contro il Lecce non spegne le polemiche né cancella le perplessità per una Juventus ancora priva di gioco e di identità. Dopo il pesante k.o. con il Sassuolo, era lecito aspettarsi una reazione decisa, da grande squadra. Invece, allo Stadium non si è visto nulla di tutto ciò. Pochissime idee, manovra lasciata all'improvvisazione dei singoli e zero intensità. 


Da tre anni siamo costretti a vedere lo stesso film e all'indomani di ogni vittoria come quella di ieri, leggiamo commenti del tipo "vittoria importante, ma c'è ancora tanto da lavorare". Quanto ancora bisognerà lavorare prima di vedere, finalmente, una vera squadra? La verità è che ci troviamo di fronte a uno stucchevole ritornello che non solo scandisce ogni uscita della Juventus, ma copre le clamorose falle all'interno della guida tecnica dei bianconeri. 

In tre anni non si è visto un passo avanti, ci si è sempre affidati all'improvvisazione, senza uno straccio di idea e di progetto calcistico. Si è tirato in ballo qualunque cosa, pur di non ammettere errori che ci trasciniamo dietro da troppo tempo. La Juventus è l'ombra di se stessa, irriconoscibile nel suo provincialismo e nella sua insopportabile mediocrità.

Eppure, le responsabilità di questa generale involuzione sono talmente chiare che chi non le vede è soltanto perché miope e in malafede. La Juventus ha una delle migliori rose del Campionato, seconda, probabilmente, soltanto a quella dell'Inter, eppure c'è ancora chi definisce i giocatori "scarsi" o "sopravvalutati". Qui di scarso e sopravvalutato c'è soltanto l'allenatore, incapace in tre anni di dare un'identità alla squadra. Uno che vive di rendita riempendosi le tasche di soldi immeritati. 


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Ogni anno ha dettato legge per il mercato in entrata e in uscita, ha posto veti, ha mandato via calciatori considerati avulsi alle sue idee di gioco. Tuttavia, questo non gli è bastato per dare uno straccio di gioco alla Juventus, abbandonata al mortificante motto "falla girare che prima o poi il buco lo troviamo".  

L'1-0 di ieri contro il Lecce, uno dei famosi "carri armati" al quale la Juventus ha potuto opporre soltanto una misera pistola, ha messo in mostra, per l'ennesima volta, una squadra svogliata e, soprattutto, spaesata. L'assenza di un vero timoniere pesa come un macigno e neppure quest'anno si andrà da nessuna parte, a meno che non si ritenga un successo arrivare terzi o quarti, se non peggio.

È vero, c'è ancora tanto da lavorare, ma la pazienza è ormai giunta al limite.


(Marcello Gagliani Caputo) 

Juventus: Zona Champions o scudetto?

Dopo la bella e convincente vittoria contro la Lazio, la Juventus ha confermato di essere in un momento molto buono e ora che occupa, in solitaria, il secondo posto in classifica, ci si chiede se è davvero giusto non parlare di scudetto.


Zona Champions o scudetto?

In queste settimane, allenatore e giocatori hanno continuato a buttare acqua sul fuoco, "minimizzando" in qualche modo i successi e le prestazioni e continuando a indicare come obiettivo della stagione il quarto posto o, comunque, di qualificazione alla prossima Champions League.

Tuttavia, la Juventus vista in queste prime quattro giornate di Campionato fa, per forza, pensare ad altro, anche e soprattutto grazie a due giocatori ritrovati come Vlahovic e Chiesa. Il serbo ha praticamente segnato un gol a partita, mentre l'ex viola è già arrivato a tre reti e sembra tornato quello visto con Pirlo in panchina. Una coppia d'attacco potenzialmente fenomenale, ma che Allegri dovrà gestire nel modo migliore, mettendoli sempre più a loro agio. In pratica, una squadra al servizio dei campioni e non i campioni al servizio della squadra.


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E se servisse un po' di faccia tosta?

Forse è ancora troppo presto per dirlo, ma questa Juventus sembrerebbe avere tutte le carte in regola per fare parte delle contendenti allo scudetto, ancora di più perché libera dagli impegni di Coppa. Certo, l'Inter vista fino a ora sembra ancora un gradino sopra, ma quando entrerà in ballo l'Europa gli equilibri possono cambiare da un giorno all'altro.

Nel frattempo, non sarebbe male mettere in campo (e fuori) ancora più "arroganza" e, soprattutto, godersi il ritrovato entusiamo e il ritorno allo stadio dei tifosi, elemento imprescindibile per una stagione ricca di soddisfazioni. 

La sensazione è che il cammino intrapreso sia quello giusto, con Allegri che, apparentemente, sembra abbia rinunciato al suo estremismo e alle sue idee spesso fanatiche e con molti giocatori che paiono aver ritrovato entusiasmo e voglia di giocare.


(Marcello Gagliani Caputo)

La Juventus e l'impegno sociale: Un club che va oltre il calcio

La Juventus è universalmente conosciuta per i suoi successi nel mondo del calcio, ma il suo impatto va ben oltre i confini del campo da gioco. Il club, infatti, ha da sempre dimostrato un forte impegno sociale, prendendo iniziative significative per fare la differenza nella vita delle persone e nelle comunità in cui opera.


Progetti di responsabilità sociale d'impresa

Tra i tanti profetti avviati dalla Juventus in questi ultimi anni, tra i più importanti ci sono quelli di responsabilità sociale d'impresa (CSR), mirati a migliorare la vita delle persone. Questi progetti coprono una vasta gamma di aree, dalla salute all'istruzione, passando per l'inclusione sociale. Per esempio, il programma "Gioca con me - Made in USA" è stato lanciato nel 2019 attraverso una partnership con Street Soccer USA (società no profit impegnata nello sviluppo di programmi per il calcio di base) con l'obiettivo di realizzare un format rivolto a giovani a rischio emarginazione. 

La CSR non è solo una parte della filosofia del club, ma una sua priorità strategica. La Juventus ha sempre creduto che il calcio possa essere uno strumento di cambiamento sociale positivo, e questo si riflette nei suoi sforzi per affrontare le sfide sociali e contribuire al benessere delle comunità.


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Fondazione Juventus

La Fondazione Juventus è il braccio filantropico del club ed è stata fondamentale nell'implementazione di iniziative sociali. La Fondazione si concentra su progetti come "Juventus for Refugees", che supporta i rifugiati in Italia, e "Sport for Change", un programma educativo per i giovani.

Il lavoro della società è guidato dalla convinzione che lo sport, in particolare il calcio, possa essere un veicolo per l'inclusione e l'educazione. La Fondazione, dunque, lavora instancabilmente per creare opportunità per coloro che potrebbero altrimenti trovarsi in situazioni svantaggiate.


Sostenibilità ambientale

La Juventus è impegnata anche nella sostenibilità ambientale. Lo stadio Allianz è diventato uno degli stadi più ecologici d'Europa, con un forte impegno verso il riciclo e l'uso responsabile delle risorse. Il club riconosce la sua responsabilità nel ridurre l'impatto ambientale e nell'ispirare tifosi e partner a fare lo stesso.

La sostenibilità è parte integrante dell'identità della Juventus, e il club lavora costantemente per ridurre l'impatto ambientale delle sue operazioni, promuovendo al contempo la consapevolezza ambientale tra i tifosi.


Inclusione e diversità

Il club promuove l'inclusione e la diversità attraverso campagne come "Black and White and More," che sostiene l'uguaglianza e l'inclusione di tutte le persone, indipendentemente dalla loro origine etnica o identità di genere. La Juventus si impegna a creare un ambiente di lavoro e una cultura di club che riflettano la diversità della società moderna.

Le iniziative di inclusione e diversità della Juventus non si limitano ai confini del club, ma mirano a promuovere questi valori nella società più ampia, incoraggiando il rispetto e la tolleranza tra le persone.


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Campagne di sensibilizzazione

La Juventus utilizza la sua visibilità per promuovere campagne di sensibilizzazione su questioni importanti. Per esempio, nel 2022 il club ha sostenuto la lotta contro la violenza di genere aderendo alla campagna "Nazioni Unite Orange the World" e ha donato alla Fondazione Libellula contro la violenza sulle donne e la discriminazione di genere una percentuale sugli acquisti effettuati durante il Black Friday nello store on-line di Juventus.

Queste campagne vanno oltre il calcio e cercano di affrontare questioni sociali rilevanti, contribuendo a sensibilizzare il pubblico su temi importanti e promuovendo il cambiamento positivo.


Coinvolgimento comunitario

Il coinvolgimento attivo nella comunità è una parte essenziale della missione della Juventus. Il club organizza costantemente eventi e iniziative che portano i giocatori e il personale direttamente in contatto con i tifosi e le comunità locali. Questi sforzi non solo creano legami più forti tra la squadra e i suoi sostenitori, ma contribuiscono anche a migliorare la vita nelle aree circostanti lo stadio.


In sintesi, la Juventus dimostra ogni giorno che il calcio può essere molto più di uno sport, diventando un veicolo per il cambiamento positivo nella società. L'impegno sociale del club è un esempio luminoso di come una squadra sportiva di alto livello possa influenzare in modo positivo la vita delle persone e ispirare cambiamenti duraturi nelle comunità in cui opera. La Juventus è una dimostrazione di come la passione per lo sport possa trasformarsi in azioni concrete per migliorare il mondo che ci circonda.


(Marcello Gagliani Caputo)

Perché la Juventus è soprannominata "La Vecchia Signora"?

Nel vasto e affascinante universo del calcio, ogni squadra porta con sé non solo una storia di successi e sconfitte, ma anche un insieme unico di tradizioni e soprannomi che definiscono la propria identità. La Juventus, uno dei club più iconici del panorama calcistico mondiale, è nota affettuosamente come "La Vecchia Signora". Dietro questo elegante e misterioso appellativo si cela una storia ricca di significato e passione, che ha contribuito a forgiare l'anima di un club amato da milioni di tifosi in tutto il mondo.



Un'affettuosa denominazione

Il soprannome "La Vecchia Signora" non è semplicemente un'etichetta, ma un abbraccio caloroso e affettuoso che giornalisti e tifosi hanno scelto di dare alla squadra più titolata d'Italia. Si tratta, infatti, di un aggettivo che cattura in modo eloquente sia l'aura di rispetto che circonda la Juventus sia la naturale grandezza di un club con una storia così antica e illustre.


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Le origini della "Vecchia Signora"

L'origine del soprannome è avvolta in una leggera nebbia di mistero, con diverse teorie che si intrecciano. Tra queste, ce ne sono un paio particolarmente interessanti. La prima fa riferimento a un episodio che sarebbe avvenuto durante un incontro di calcio tra la Juventus e il Genoa negli anni '30: dopo aver subito alcune decisioni arbitrali controverse e conseguenti proteste e lamentele, alcuni tifosi avversari paragonarono ironicamente la Juventus a una "vecchia signora" in cerca di rispetto. La seconda, invece, è legata sempre al periodo del Quinquennio d'Oro e trova la sua spiegazione nella presenza, tra i bianconeri, di tanto giocatori veterani e ricchi di esperienza, grazie ai quali la squadra dà inizio al suo periodo di dominio nazionale. Il termine "Vecchia Signora", dunque, sarebbe riferito proprio all'età anagrafica della rosa bianconera. Quale che sia la vera origine del soprannome, non passa molto tempo prima che anche i sostenitori bianconeri lo considerino un vanto e un orgoglio, trasformando un'apparente ironia in un simbolo di storia e di autorità.


Un nome che evoca eleganza e nobiltà

Con il passare degli anni, naturalmente, il significato del soprannome "Vecchia Signora" è andato evolvendosi, anche in base ai successi e al prestigio sempre crescente della Juventus. Oggi, infatti, non solo rende omaggio alla longevità e alla storia di uno dei club più antichi d'Italia, ma evoca anche un senso di eleganza e nobiltà che in Torino, storica città sede della famiglia reale, trova la sua perfetta concretizzazione. "La Vecchia Signora", inoltre, suggerisce una squadra che, come una signora anziana ma distinta, è matura, rispettabile e carismatica, un'immagine che riflette al meglio la posizione di prestigio che la Juventus ha sempre occupato nel calcio mondiale.


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Il legame con i tifosi

L'appellativo "Vecchia Signora" non ha solo giovato alla Juventus, ma è diventato, presto, un motivo di unione e di orgoglio tra i tifosi di tutta Italia e del mondo. Presto, infatti, questo appellativo si è trasformato in una parte integrante dell'identità dei supporter juventini, perché simbolo di affetto e di appartenenza che ha creato e rafforzato un legame emozionale unico tra la squadra e i suoi sostenitori. Lungo tutta la storia della Juventus, l'utilizzo di questo termine non solo ha evocato rispetto verso la storia, ma ha rappresentato anche l'energia e la passione che i tifosi riversano verso il club.


Conclusioni

L'origine del nome "La Vecchia Signora'" è un viaggio affascinante attraverso la storia e la cultura della Juventus. Questo soprannome, nato da una combinazione di circostanze e affetto, incarna ancora oggi l'essenza di una squadra che ha segnato il calcio mondiale con la sua grandezza e nobiltà. Oltre a riflettere la lunga storia del club, "La Vecchia Signora" rimane un toccante tributo all'amore e alla devozione dei tifosi, un ponte tra passato, presente e futuro del calcio.


(Marcello Gagliani Caputo)

Questa Juve deve far paura?

Si è appena chiusa la terza giornata di Campionato, ma è già il momento di fare un primo bilancio d'inizio stagione, soprattutto per le squadre più attrezzate a combattere per lo scudetto. La lotta è serrata e anche se Inter e Milan sembrano avere una marcia in più, all'orizzonte si prospetta uno dei Campionati più equilibrati e combattuti degli ultimi 15 anni. 


Inter e Milan in fuga?

Le due milanesi sono le squadre che hanno impressionato di più fino a questo momento. D'altronde, sono state anche le regine del mercato estivo, con investimenti importanti e acquisti di un certo livello. L'Inter, in particolare, non ha ancora subito gol ed è il primo attacco con 8 reti all'attivo. La coppia d'attacco Lautaro-Thuram sembra funzionare, tanto che l'argentino ha già realizzato 5 gol. Il Milan, dal canto suo, con la vittoria in trasferta a Roma, ha dato un'importante prova di forza e i giocatori di Pioli sembrano aver ritrovato la voglia di divertirsi smarrita dopo la vittoria dello scudetto.


Il Napoli e la sindrome della pancia piena

Dopo una partenza convincente, il Napoli Campione d'Italia è incappato nella prima sconfitta, per giunta in casa. La squadra di Garcia rischia di cadere vittima di se stessa e della cosiddetta "sindrome della pancia piena". Con La Lazio, infatti, si è vista una squadra meno compatta e famelica del solito e, soprattutto in difesa, sono emerse lacune allarmanti. La partenza di Kim comincia a farsi sentire e se l'allenatore francese non riuscirà a correre ai ripari, la situazione potrebbe sfuggirgli di mano. Nonostante Osimhen, il Napoli continua ad aver bisogno di una squadra che metta in campo la grinta e la voglia dello scorso anno.

Una Juventus brutta ma buona

La Juventus, ieri uscita vincitrice da Empoli, è parsa ancora poco convincente in campo. I tre punti sono arrivati dopo un match giocato a corrente alternata e che ha messo in evidenza sempre gli stessi limiti, ossia poca intensità e scarse idee di gioco. Con un calendario molto agevole, i bianconeri potevano tranquillamente essere in testa a punteggio pieno, ma qualcosa ancora li frena, tanto che alcuni giocatori evidenziano lo stesso nervosismo della scorsa stagione, Vlahovic in primis. In questo momento, la Juventus sembra una macchina che sta sgommando per partire, ma è bloccata da qualcuno che tiene premuto il pedale del freno. Quando e se si lascerà andare, forse si potrà vedere un vero cambiamento. 


La sorpresa Lecce

Infine, una nota di merito per il Lecce che è terzo in classifica proprio insieme alla Juventus. La squadra di D'Aversa, dopo aver battutto la Lazio e fermato la Fiorentina (ambedue in rimonta), si è sbarazzata senza troppi problemi della Salernitana. Tuttavia, ciò che ha maggiormente impressionato è un gioco e un'organizzazione già molto efficaci. L'allenatore non è nuovo a far giocare bene le proprie squadre, ma gli esami non tarderanno ad arrivare e lì si vedrà davvero di che pasta sono fatti i salentini. 

(Marcello Gagliani Caputo)