SZCZESNY: UN PROBLEMA NEL PROBLEMA

 

Anche ieri contro il Napoli, Wojciech Szczesny ha messo lo zampino sulla sconfitta della Juve, come già capitato nel pareggio contro l'Udinese. 

Per il portiere polacco è un periodo nerissimo, ma le sue papere sono soltanto la punta dell'iceberg di un problema molto più vasto e che coinvolge tutta la Juventus, dalla squadra alla dirigenza.

Dopo le sfortunate parentesi con Sarri e Pirlo in panchina, Agnelli e compagni hanno deciso di richiamare Massimiliano Allegri, ovvero il fido amico che corre al capezzale della grande ammalata, credendo che con una bacchetta magica avrebbe risolto i problemi che la Juventus si trascina ormai da troppo tempo. 


L'addio di Cristiano Ronaldo, che molti stanno tirando in ballo come alibi, non ha fatto altro che far venire in superficie quelle debolezze e quei limiti che, fino a ora, erano stati coperti proprio dalle prodezze singole del portoghese.

Il problema vero, dunque, è la confusione che regna nelle teste dei dirigenti juventini che, dopo l'addio di Beppe Marotta, non ne hanno più indovinata una. 

Ciò che è peggio, però, sono le continue contraddizioni che si susseguono giorno dopo giorno, intervista dopo intervista, con Nedved che dice sempre il contrario di ciò che poi accade e con Cherubini che parla di rinnovamento e ricostruzione, ma che poi si dice sorpreso dall'addio improvviso di Ronaldo a 36 anni. 


Se rifondazione doveva essere, allora qualcosa è andato storto nell'ultima sessione di calciomercato, perché le intenzioni non sono sembrate affatto queste. 

Sono rimasti giocatori bolliti come De Sciglio, Bernardeschi, Ramsey e Rugani, è stato venduto il 23enne Demiral e sono stati mandati in prestito diversi giovani promettenti come Fagioli e Ranocchia. 

Inoltre, non si è approfittato della chance di ingaggiare Gigio Donnarumma, arrivato a un passo dal vestire la maglia bianconera, ma poi, improvvisamente, abbandonato per tenere l'ultratrentenne Szczesny a 7 milioni e mezzo a stagione. 

Come detto, le papere del polacco non sono altro che la logica conseguenza di una gestione caotica e disordinata e conclusasi con l'addio di Ronaldo a Campionato iniziato. 

Allegri potrà essere il miglior allenatore (o gestore) disponibile sulla piazza, ma la squadra, in questo momento, è nella confusione totale. I calciatori non hanno punti di riferimento e non sanno quale sia il loro ruolo, come dimostra la telenovela per il rinnovo di Dybala.


Aver fatto un solo punto in tre giornate di Serie A non deve essere un dramma, perché c'è ancora tempo per recuperare, ma deve essere un campanello d'allarme che deve far scattare qualcosa, sia nella squadra che nella dirigenza. 

D'altronde, il calcio è fatto di cicli, terminato uno, è un dato di fatto che ci vuole tempo per aprirne un altro, ma non si può farlo nel caos e nell'incertezza. Ci deve essere programmazione, pianificazione e, soprattutto, dirigenti in grado di trasformare le idee in fatti concreti, con capacità, lucidità, furbizia e bravura. Tutte caratteristiche che, al momento, alla Juventus latitano. 


(Marcello Gagliani Caputo)

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