Basta con lo stucchevole ritornello del "c'è ancora tanto da lavorare"

La vittoria risicata contro il Lecce non spegne le polemiche né cancella le perplessità per una Juventus ancora priva di gioco e di identità. Dopo il pesante k.o. con il Sassuolo, era lecito aspettarsi una reazione decisa, da grande squadra. Invece, allo Stadium non si è visto nulla di tutto ciò. Pochissime idee, manovra lasciata all'improvvisazione dei singoli e zero intensità. 


Da tre anni siamo costretti a vedere lo stesso film e all'indomani di ogni vittoria come quella di ieri, leggiamo commenti del tipo "vittoria importante, ma c'è ancora tanto da lavorare". Quanto ancora bisognerà lavorare prima di vedere, finalmente, una vera squadra? La verità è che ci troviamo di fronte a uno stucchevole ritornello che non solo scandisce ogni uscita della Juventus, ma copre le clamorose falle all'interno della guida tecnica dei bianconeri. 

In tre anni non si è visto un passo avanti, ci si è sempre affidati all'improvvisazione, senza uno straccio di idea e di progetto calcistico. Si è tirato in ballo qualunque cosa, pur di non ammettere errori che ci trasciniamo dietro da troppo tempo. La Juventus è l'ombra di se stessa, irriconoscibile nel suo provincialismo e nella sua insopportabile mediocrità.

Eppure, le responsabilità di questa generale involuzione sono talmente chiare che chi non le vede è soltanto perché miope e in malafede. La Juventus ha una delle migliori rose del Campionato, seconda, probabilmente, soltanto a quella dell'Inter, eppure c'è ancora chi definisce i giocatori "scarsi" o "sopravvalutati". Qui di scarso e sopravvalutato c'è soltanto l'allenatore, incapace in tre anni di dare un'identità alla squadra. Uno che vive di rendita riempendosi le tasche di soldi immeritati. 


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Ogni anno ha dettato legge per il mercato in entrata e in uscita, ha posto veti, ha mandato via calciatori considerati avulsi alle sue idee di gioco. Tuttavia, questo non gli è bastato per dare uno straccio di gioco alla Juventus, abbandonata al mortificante motto "falla girare che prima o poi il buco lo troviamo".  

L'1-0 di ieri contro il Lecce, uno dei famosi "carri armati" al quale la Juventus ha potuto opporre soltanto una misera pistola, ha messo in mostra, per l'ennesima volta, una squadra svogliata e, soprattutto, spaesata. L'assenza di un vero timoniere pesa come un macigno e neppure quest'anno si andrà da nessuna parte, a meno che non si ritenga un successo arrivare terzi o quarti, se non peggio.

È vero, c'è ancora tanto da lavorare, ma la pazienza è ormai giunta al limite.


(Marcello Gagliani Caputo) 

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