Nel discorso introduttivo all'Assemblea degli azionisti, il Presidente della Juventus Andrea Agnelli ha toccato diversi argomenti attuale e scottanti, alcuni dei quali inerenti proprio alla squadra bianconera e al difficile momento che sta attraversando.
Oltre mezz'ora, durante la quale Agnelli ha spiegato cosa sta facendo la Juventus e quali saranno le prossime mosse per permetterle di rimanere al passo coi tempi e proseguire il suo percorso di crescita internazionale.
Il primo punto, naturalmente, è quello della solidità finanziaria, per cui la parola d'ordine deve essere «sostenibilità nel lungo termine». Agnelli ha comunicato che «è nostra intenzione convocare un "investor day" per spiegare quali sono gli obiettivi precisi sui quali giudicarci e che saranno definiti in modo preciso nei prossimi mesi. Se nel 2019, prima della pandemia, avevamo detto che era il momento di "pensare in grande" adesso dobbiamo intraprendere "il cammino verso la credibilità"».
Il secondo punto trattato dal Presidente ha riguardato la dimensione gestionale: «L'industria del calcio ha la cattiva abitudine di misurarsi sul piano del fatturato che porta a una ricerca spasmodica di maggiori guadagni, noi vogliamo focalizzarci su altri obiettivi. Si dice, in economia, che il fatturato è vanità, il profitto è sanità, la cassa (il cash) è regina. Ecco noi andremo alla ricerca del profitto e della cassa più che del fatturato».
Un pensiero è stato rivolto anche al delicato argomento dell'ecologia e della protezione dell'ambiente, al centro di un dibattitto che, nelle ultime settimane, ha coinvolto i più grandi Paesi al mondo: «Oltre alla pubblicazione del bilancio di sostenibilità che portiamo avanti da anni, verrà istituito all'interno del Consiglio di Amministrazione di un Comitato Esg ad hoc che dovrà valutare ciò che è stato fatto e poi essere un punto di rifermento per il futuro».
Riguardo, invece, al ruolo della Juventus all'interno delle politiche sportive, Agnelli ha confermato che «la Juventus vuole continuare a essere all'avanguardia delle politiche sportive e dell'industria calcistica. La classe politica che governa il calcio, in questo momento, non vuole competere, non vuole decidere, ma vuole comandare e incassare».
Sul delicato momento sportivo che la squadra sta attraversando, il Presidente ha voluto rassicurare il popolo bianconero: «Il mantenimento della competitività deve essere sviluppato su quattro settori: le giovanili, l'under 23 che sta dando i primi frutti, le Women, gestite brillantemente da Braghin e della prima squadra. Non chiedo riconoscenza, né appagamento. Sono un tifoso della Juventus e non posso chiedere ai tifosi quello che non garantisco neanche io. Ma la fiducia. Come diceva Oriana Fallaci "i sensi della vita sono quattro: Amare, Lottare, Soffrire e Vincere". Credo che si adattino bene alla Juventus, perché dobbiamo amare la Juventus, lottare per la Juventus, sappiamo di dover soffrire per la Juventus e sappiamo, soprattutto di dover vincere».
Non poteva mancare, naturalmente, un accenno al progetto Superlega, su cui Agnelli ha spiegato che «la competizione era partita con una condizione: l'approvazione da parte di Uefa e Fifa. Ed è un elemento che non è mai stato preso seriamente in considerazione. Il progetto Super League era partito da dodici club che ritenevano obsolete le strutture sui cui si regge il calcio. Ma le istituzioni rifiutano il cambiamento e vogliono mantenere una classe politica che non compete, non decide, ma vuole comandare e incassare. Sulla Super League siamo in attesa di un un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, ma per avviare un cambiamento proficuo ed efficace credo che ci sia solo la strada del dialogo costruttivo per arrivare a una soluzione soddisfacente per tutti».
Infine, il Presidente ha dedicato un pensiero all'esperienza di Cristiano Ronaldo, considerata al di sotto delle aspettative: «Avere Ronaldo è stato un onore e un piacere, non possiamo che applaudire simbolicamente Cristiano e ringraziare. L'unico rimpianto è stato non aver avuto il pubblico per un anno e mezzo sui tre. Ma ha ragione Morata quando, pochi giorni prima dell'addio di Ronaldo, ha detto: è la maglia della Juventus che richiede responsabilità, non i compagni. È giusto. Non sono i miei colleghi, ma ciò che significa la società per la quale lavoro che richiede il massimo dell'impegno. E la società è più grande di chiunque abbia avuto l'onore di partecipare al percorso dal 1897 in poi. La Juventus viene prima di qualsiasi persona. E dobbiamo sempre pensare i valori di questa città: lavoro, abnegazione, sacrificio e disciplina: questo lo dobbiamo vedere sia in campo che fuori dal campo».
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