Quando Tacconi finì in panchina


A quarantotto ore dalla serata di Napoli, si fa ancora un gran parlare della papera di Wojciech Szczesny e del suo momento nero. Sui social impazza la polemica e tantissimi tifosi, illustri e non, ne chiedono la testa, spaventati dal rischio che con i suoi errori possa compromettere, ancora di più, la stagione della Juventus.

Dal canto suo, Massimiliano Allegri gli ha confermato la sua fiducia e pare lo schiererà titolare anche domani sera in Champions, ma ciò che forse molti tifosi e amanti della Juve, soprattutto se giovani,  non sanno è che non è la prima volta che i bianconeri si trovano in una situazione simile, perché c'è un famoso precedente. 

Protagonisti sono ancora loro, portiere della Juventus ed allenatore, solo che si parla degli anni '80 e le facce erano quelle di Stefano Tacconi e Giovanni Trapattoni, due che la storia della Juve l'hanno scritta a caratteri cubitali. 


È la stagione 1984-85, la Juventus viene dal "doblete" Scudetto e Coppa delle Coppe ed è pronta, sempre guidata da Michel Platini, a provare l'ennesimo affondo per la conquista della Coppa dei Campioni sfuggitale un anno prima ad Atene. 

Tuttavia, la stagione non parte bene, perché i risultati, soprattutto in Campionato, stentano ad arrivare anche a causa del vistoso calo di rendimento proprio del numero 1 bianconero Stefano Tacconi, alla sua seconda stagione con la maglia della Juventus.  

Già dopo una manciata di giornate, lo scudetto prende la strada (a sorpresa)  di Verona, dove la squadra guidata da Osvaldo Bagnoli guida la classifica, decisa a riscrivere la storia del calcio italiano. La Juventus, fin dall'inizio del Campionato, stenta a tenere i ritmi degli scaligeri e nelle prime nove giornate di Campionato riesce a mantenere la porta inviolata soltanto due volte, in occasione di due scialbi pareggi per 0-0. Lo scontro diretto con il Verona, termina con un secco 2-0 per Elkjaer e compagni, ma il peggio succede tra l'ottava e la nona giornata di Campionato, quando la Juventus perde 4-0 a Milano con l'Inter e 2-1 in casa il derby col Torino. 



Molti individuano uno dei principali responsabili delle sconfitte in Stefano Tacconi, autore di diversi errori e irriconoscibile rispetto al portiere che tutti i tifosi avevano amato e acclamato. Così, Trapattoni decide di prendere in mano la situazione e mette in panchina Tacconi, sostituendolo con l'eterno secondo Luciano Bodini

Sui giornali si scatena subito il putiferio e le polemiche scorrono veloci, con titoloni del tipo "Tacconi sfida la Juventus!", oppure "Tacconi ha aperto il fuoco!" Per l'ex portiere dell'Avellino è un momento sportivamente drammatico, perché tutti i suoi sforzi sembrano vani e il suo animo battagliero e polemico, per il quale, da lì a poco, gli sarebbe stato affibiato il soprannome di "Capitan Fracassa", non lo aiuta nei rapporti con l'allenatore e il resto della squadra. 

Il 25 novembre 1984, alla decima giornata di Campionato, Stefano Tacconi siede in panchina, scuro in volto, mentre i suoi compagni rifilano un secco 0-3 all'Udinese. In aggiunta, Bodini se la cava alla grande, dimostrando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, di essere il numero 1 dei numeri 12. 

Il 16 gennaio del 1985, Tacconi è ancora in panchina quando la Juventus vince la prima Supercoppa Europea della sua storia e il portiere è costretto ad ammirare le gesta della sua ex riserva che diventa assoluto protagonista anche nella Coppa dei Campioni, sia nel doppio match dei quarti di finale contro lo Sparta Praga che, soprattutto, nella semifinale con il Bordeaux. 



Mentre la Juve marcia verso un'altra finale europea, la terza in tre anni, Tacconi è sempre lì, in panchina, a guardare e a riflettere su se stesso e sui suoi comportamenti, mentre poco distante da lui Trapattoni è quanto mai consapevole di come quella "punizione" possa servire a Stefano per fargli ritrovare la serenità e tornare a essere quello di prima. 

Tacconi rimane fuori fino al 5 maggio del 1985, quasi sei mesi, quasi un'intera stagione, fin quando il Trap non capisce che qualcosa, dentro di lui, è finalmente scattata. Quel giorno decide, dunque, di ributtarlo in campo e la Juventus raccoglie un buon 0-0 a Napoli, alla 28ma giornata di Campionato.

Aver riconquistato il posto da titolare dopo mesi tribolati ha caricato Tacconi all'inverosimile e il portiere scalpita letteralmente, soprattutto al pensiero di giocare la sua prima finale di Coppa dei Campioni. È un appuntamento che non vuole perdersi per nulla al mondo, perché è quello che ha atteso per tutta la vita. 


Nelle due partite successive, la Juventus raccoglie altri due pareggi, ma Tacconi dimostra di essere tornato quello della stagione precedente, così, la sera del 29 maggio 1985 Trapattoni lo schiera nella formazione titolare. La sera prima, tra i due, c'è stato un confronto schietto e aperto, in cui il portiere rassicura l'allenatore sulle sue condizioni psico-fisiche: «Mister sono pronto, è la mia grande occasione». 

Quella magica serata viene, però, sconvolta dalla follia dei tifosi inglesi e il successo della Juventus diventa una vittoria e metà, agguantata anche grazie ad alcuni grandi interventi di Tacconi che salva diverse volte il risultato e permette alla sua squadra di portare a casa la prima e tanto desiderata Coppa dei Campioni. 

A distanza di tanti anni, Capitan Fracassa è tornato diverse volte su quei mesi bui della sua carriera, ringraziando Trapattoni di aver capito il momento e di averlo aspettato: "Quell’esperienza che ho vissuto mi ha fatto capire che avevo commesso alcuni errori".


(Marcello Gagliani Caputo)

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