Monza-Juventus: L'ebbrezza del primo posto

Per due notti la Juventus è stata di nuovo in testa alla classifica di Serie A, grazie alla rocambolesca vittoria contro il Monza ottenuta all'ultimo respiro. Un match che, ancora una volta, ha messo in mostra vizi e virtù di una squadra che fatica sempre quando va in vantaggio, ma che è in grado di tirare fuori gli attributi nel momento del bisogno. C'è di parla di fortuna, ma in quell'azione finale che è valsa il gol della vittoria, c'è tutto il carattere di una squadra forte ma penalizzata da un allenatore il cui unico scopo sembra quello di tarpare le ali ai suoi giocatori.


Una vittoria strappata con le unghie, ma dopo un'ennesima partita noiosa e deludente e non per i presunti limiti tecnici della rosa bianconera, come molti insistono a dire, ma per un atteggiamento pavido voluto proprio da Allegri. Al grido "una volta in vantaggio, tutti dietro", la Juventus ha giocato un primo tempo accettabile e concreto e un secondo al limite della denuncia penale, niente di nuovo all'orizzonte, verrebbe da dire. Attaccanti costretti a fare i difensori, tutti dietro la linea della palla e qualche contropiede non appena possibile. Una vera violenza per chi ha pagato il biglietto dello stadio o l'abbonamento alla pay TV.

Il 2-1 realizzato da Gatti al 94' ha nascosto, ancora una volta, la polvere sotto il tappeto, ma non sappiamo fino a quando si potrà far finta di non vedere lo "stupro" a cui è sottoposta la Juventus da ormai tre anni. Giocatori che perdono valore, fuoriclasse bruciati e trasformati in bidoni, giovani spediti in prestito o dispersi in qualche corridoio dello stadio, altri gettati nella mischia senza senso e con la sola speranza che vada bene. Tutto è improvvisato nella Juventus di Allegri, dagli allenamenti alla formazione fino agli schemi di gioco (inesistenti), perfino i gol arrivano casualmente, frutto di calci piazzati, deviazioni o errori altrui. 

Dinanzi al fronte "allegriano", secondo cui finchè si vince l'allenatore ha sempre ragione, c'è poco da controbattere, perché sarebbe come tirare una pallina da tennis contro il muro. E se i tifosi, per una volta, tacciono, ecco spuntare il Galeone, il Pjanic, lo Zazzaroni o il Barzagli di turno che si spellano le mani tessendo lodi verso l'allenatore bianconero, ormai diventato un vero totem per chi ha una visione distorta e malata del calcio, in cui pur di vincere la Juventus può trasformarsi in un Novara qualunque, in barba alla sua storia, al suo blasone e al suo passato.

Come ribadito altre volte, quest'anno soltanto l'Inter può togliere lo scudetto alla Juventus, anche perché, come dimostrato anche ieri a Napoli, oltre a essere forte è anche fortunata (per così dire) negli episodi. Oltre il secondo posto in classifica si sta creando un vuoto che sottolineerà, forse in modo definitivo, che parlare di quarto posto o di ritorno in Champions era soltanto una balla colossale, raccontata da chi non ha mai voluto prendersi un briciolo di responsabilità e che ha sempre pensato al proprio contatorno personale (economico e non). E se alcuni giocatori sembrano averlo capito e non si spaventano più a pronunciare la parola "scudetto", buona parte della tifoseria è ancora sotto l'incantesimo che prima o poi qualcuno dovrà spezzare.


(Marcello Gagliani Caputo)


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