John Hansen, la "Gazzella" danese


Nell'autunno del 1948, la maglia numero 10 della Juventus viene vestita, per la prima volta, da un calciatore stranieroÈ il danese John Hansen, attaccante fortemente voluto dal giovane Gianni Agnelli, rimasto stregato dai quattro gol rifilati dallo stesso Hansen all’Italia durante i Giochi Olimpici di quell'anno. 

Hansen arriva a Torino a 24 anni e viene prelevato dal BK Frem di Copenaghen, squadra impegnata nell’ancora non professionistico Campionato danese, ma ricco di giovani talenti desiderosi di mettersi alla prova su palcoscenici ben più importanti. Nonostante il livello non eccelso del calcio scandinavo, il giocatore ha già alle spalle una discreta fama di goleador, grazie alla vittoria di uno scudetto in patria e, soprattutto, alle 81 reti realizzati in 86 presenze

Prima di vestire la maglia bianconera, Hansen è al centro di un vero e proprio duello di mercato tra Juventus e Torino, entrambe decise a portarlo in Italia. Proprio quando il suo destino sembrava indirizzato verso i granata, la dirigenza bianconera piazza il colpo a sorpresa e riesce a strapparlo, in extremis, agli imbattibili cugini, anche per la volontà del calciatore, deciso a vestire la maglia della juventina: «Optai per la Juventus e il giovedì 18 novembre 1948 firmai un contratto triennale per la società italiana, rappresentata dal signor Secondo Artino, segretario amministrativo e delegato del club». 

Il debutto in maglia bianconera di John Hansen avviene tre giorni più tardi, il 21 novembre, in Juventus–Bari 1-0, match in cui il danese trova molte difficoltà: «Conoscevo appena il colore della mia nuova maglia, non conoscevo i compagni, e scendendo in campo, trovavo strano schierarmi a salutare il pubblico: dovevo abituarmi, ero ormai professionista. Fui felice a fine partita per la vittoria, ma non per il mio esordio difficile per molteplici ragioni, fondo campo duro, clima, ambientamento, e infine perché era il mio primo match da professionista». 



Nonostante le difficoltà, Hansen mette, comunque, lo zampino nel gol decisivo di Muccinelli, come ci racconta Paolo Bertoldi sulle pagine de “La Stampa”: «L’azione era partita da Hansen che aveva allungato a Boniperti: il centrattacco, dopo aver stoppato col petto, era stato lesto a girare la palla verso la porta. Muccinelli si era precipitato in avanti, giungendo giusto in tempo a precedere l’uscita di Moro e a infilare la sfera a segno, a fil di traversa». 

Grazie al suo talento e alla sua straordinaria professionalità, Hansen non ci mette molto a entrare nei meccanismi della squadra allenata da William Chalmers e appena un mese più tardi mette a segno il suo primo gol in maglia bianconera, decisivo per la vittoria della Juventus sul campo della Pro Patria, il 12 dicembre 1948

Come ci racconta Luigi Cavallero su “La Stampa”, l’azione della rete comincia con Boniperti che si destreggia «a due terzi di campo per impadronirsi della palla e dare poi il via a Muccinelli che fuggì al centro: c’era ressa di uomini delle due parti avanti a Visco e, tra gli altri, Locatelli, che smistò sulla sinistra, dove era appostato Hansen. Il passaggio risultò, per il danese, un vero e proprio invito a scoccare uno dei formidabili tiri per cui va famoso e la sfera filò diagonalmente in porta senza che l’estremo difensore dei biancoblu potesse opporvisi in qualche modo». 

Seppur frenato dai normali tempi di ambientamento, al termine della stagione  Hansen si laurea capocannoniere della squadra con 15 reti in 24 presenze, a pari merito con Boniperti. Tuttavia, la gioia dell’attaccante dura poco, perché il 4 maggio del 1949 una terribile tragedia scuote il calcio italiano. L’aereo con a bordo il Torino, di ritorno da Lisbona, si schianta contro il terrapieno posteriore della Basilica di Superga e tutti i passeggeri a bordo perdono la vita. Hansen è uno dei primi ad arrivare sul luogo del disastro ed è anche uno dei più sconvolti, perché è consapevole di essere scampato alla morte, visto che pochi mesi prima era stato a un passo dal trasferirsi in maglia granata. 

Anni più tardi, il danese ha raccontato così quel terribile giorno: «Fui fra i primi ad accorrere a Superga, dove un uomo, bianco in volto, con capelli grigi, con le lacrime agli occhi, stava ritto in mezzo ai cadaveri. Era Mr. Pozzo, che lacrimante diceva: “I miei ragazzi, i miei ragazzi…”. Così ho rivisto per l’ultima volta chi era stato il mio cavalleresco avversario: Mazzola, Ballarin, Gabetto, Ossola, con i quali ero solito consumare i pasti da Mamma Gina».

La seconda stagione con la Juventus è quella che consacra l’immenso talento di John Hansen, protagonista della vittoria dello scudetto numero 8. Il danese, infatti, segna ben 28 reti in 37 partite e risulta decisivo già alla prima giornata di Campionato, quando realizza una tripletta nel 5-2 con cui la Juventus sconfigge la Fiorentina. A raccontarci l’impresa di Hansen, è Vittorio Pozzo che descrive così le tre reti su “La Stampa”: «Dalla distanza di una quarantina di metri, Martino trova il compagno con un passaggio così preciso, che al danese non resta che da tirare e segnare. Quattro minuti dopo, ancora l’italo-argentino serve Hansen con un tocco breve: nuovo tiro, nuova rete. Nove minuti più avanti Praest mette al centro su calcio d’angolo: tocco di testa ed ultima rete bianconera». 

Il primo scudetto di Hansen con la Juventus arriva alla terz’ultima giornata di Campionato, quando i bianconeri sconfiggono per 3-2 il Bologna, grazie proprio a una doppietta del danese nel primo tempo e a un gol di Praest a inizio ripresa. 

È sempre Vittorio Pozzo che racconta le tante emozioni del match e descrive così le due reti di Hansen: «La mezz’ora era appena scoccata. Con un riuscito guizzo, Muccinelli si liberava di ogni opposizione e centrava alto e lungo. Saltavano in parecchi, per ricevere il traversone, ma Hansen, avvalendosi del vantaggio della statura, aveva la meglio e di testa spediva irresistibilmente in rete, proprio a filo del montante sulla destra del portiere». La seconda, invece, è frutto di «un tiro di Boniperti, una secca legnata bassa del biondo centroavanti juventino colpiva il corpo del terzino Giovannini accorso sulla linea di porta, la palla rimbalzava in avanti, e Hansen, che stava arrivando in corsa, non aveva difficoltà a spedirla in rete. Due a zero». 

Seppure con lo scudetto cucito sul petto, il terzo anno in maglia bianconera di Hansen è anche quello più difficile, soprattutto a causa di diversi acciacchi di cui il danese rimane vittima. Il suo apporto risulta, comunque, ancora una volta decisivo per la stagione della Juventus e l’attaccante segna 22 reti in 38 partite. Tra queste, quelle più importanti le sigla del derby contro il Torino del 12 novembre 1950. 

Nell’occasione, Hansen sigla una doppietta, anche grazie all’apporto del connazionale Karl Aage Praest, con il quale forma una coppia «che calamitava l’attenzione. Il loro slancio aveva un freno e un controllo, la loro falcata si apriva sicura, correvano tutti meno dei granata ma si aveva l’impressione che facessero però più strada, erano dei solisti che si confondevano nell’orchestra e che da un momento all’altro, quando meno te l’aspettavi e l’andamento dell’incontro meno lo faceva prevedere, ti organizzavano una serie di quattro passaggi che avrebbero meritato di essere fissati in un grafico». 


Nonostante l’apporto del suo attaccante, al termine della stagione la Juventus arriva terza in classifica, alle spalle di Milan e Inter, ma è già pronta al riscatto. Grazie anche all’apporto del nuovo allenatore, l’ungherese György Sárosi, i bianconeri tornano a dominare in Italia e Hansen vive un’altra stagione sulla breccia. L’attaccante è ormai un punto di riferimento della squadra, le sue accelerazioni che gli valgono il soprannome di “Gazzella” sono ormai un classico che nessuna difesa trova il modo di arginare

Per il danese si tratta di un’annata da ricordare, perché segna 30 reti in 38 partite e si laurea capocannoniere della Serie A, guidando la Juventus alla conquista del nono scudetto della sua storia e che vale il parimerito con il Genoa come squadra più titolata d’Italia. Per Hansen è una stagione da incorniciare, perché, insieme a Boniperti, Muccinelli, Praest e l’altro Hansen, Karl Aage, forma uno degli attacchi più forti della storia juventina. Inoltre, il danese ha anche l’occasione di giocare qualche minuto in porta, l’8 giugno 1952 contro il Novara, quando si offre di sostituire Viola espulso. 

La sfida decisiva per l’assegnazione dello scudetto si gioca a Torino il 4 maggio del 1952, quando i bianconeri hanno la meglio sul Milan, diretto rivale, per 3-1. Nell’occasione, John Hansen serve il prezioso assist per l’1-0 firmato da Vivolo, dopo appena quattro minuti di gioco. 

Come ci racconta Vittorio Pozzo su “La Stampa”, «su un attacco milanista infranto dai bianconeri, John Hansen allunga, senza esitazione, in profondità a Vivolo, che è fronteggiato da Tognon. Duello di velocità e di astuzia fra il centroavanti torinese ed il centromediano milanista. Nessuno dei due prende vantaggio, ma il bianconero, entrando in area, può ugualmente sparare forte di sinistro. Il portiere Bardelli è sulla traiettoria: tocca la palla, ma questa gli rimbalza sopra la mano protesa, e sguscia in rete». È il gol vittoria che scatena l’entusiasmo dei cinquantacinquemila tifosi accorsi allo stadio e dei giocatori, consapevoli di aver realizzato l’ennesima impresa. La classifica finale, infatti, vede la Juventus chiudere a 60 punti, sette in più del Milan, fresco Campione d’Italia. 

A concludere la magica annata, Hansen, con tutta la squadra, viene ricevuto da papa Pio XII. Un momento storico per la Juventus e che viene così raccontato da Carlo Laurenzi per “La Stampa”: «Immobili in un angolo, impassibili e biondi, troneggiavano i tre danesi della squadra: John Hansen, Kark Hansen, Praest; i tre luterani, si sarebbero inginocchiati di fronte al Pontefice cattolico? “A stretto rigore ne sarebbero dispensati”, mormorava il cerimoniere, “ma permettete di augurarmi che si inginocchino”. Si sono inginocchiati. Quando è comparso Pio XII (mancavano pochi minuti all’una e la troupe, al cenno d’un monsignore, s’era trasferita nella saletta del trono) la testa fulva di John Hansen, quella testa che i cronisti definiscono micidiale, è stata la prima a chinarsi».

In una Juventus pressoché immutata rispetto alla stagione precedente, John Hansen rimane un punto di riferimento, insieme al compagno di reparto Giampiero Boniperti. I due, infatti, formano una coppia perfetta, grazie alle loro complementari caratteristiche fisiche e tecniche. L’italiano ha una classe sopraffina e un talento spesso geniale, mentre il danese è in possesso di una forza fisica straripante e di un raro fiuto del gol. Anche nella stagione 1952-53, Hansen si laurea capocannoniere della squadra, con 22 reti in 29 partite, mentre Boniperti va specializzandosi nel ruolo di uomo-assist. 

Tra i gol più importanti  del danese, la doppietta nello storico 8-0 con cui i bianconeri seppelliscono la Fiorentina il 22 febbraio del 1953, ma, soprattutto, i due gol nel 5-0 contro la Lazio dell’11 gennaio 1953, grazie al quale la Juventus supera in classifica Roma e Milan e riacciuffa il secondo posto, piazzamento che manterrà fino al termine del Campionato, a soli due punti dall’Inter Campione d’Italia. 

Lo scudetto prende, dunque, la strada per Milano, ma la Juventus si toglie la soddisfazione di sconfiggere gli avversari nello scontro diretto giocato in casa e vinto per 2-1. È il 10 maggio del 1953 e l’Inter è già prima in classifica e con un vantaggio di ben nove punti proprio sui bianconeri. La squadra allenata da Sárosi ha bisogno, a tutti i costi, di una vittoria per non perdere le speranze di rimonta e i due punti arrivano all’88’, quando Praest realizza il gol della vittoria.


Arrivato alla soglia dei trent’anni, John Hansen gioca la sua ultima stagione con la maglia della Juventus, ma non riesce a bissare le prestazioni degli anni passati. Il danese, infatti, gioca meno del solito, 28 partite, ma, soprattutto, non offre il consueto contributo sotto porta, realizzando soltanto 9 gol. Il ciclo di Sárosi si è chiuso con il secondo posto della stagione precedente e al suo posto, adesso, c’è Aldo Olivieri. 

Con una squadra in fase discendente, il nuovo mister riesce, comunque, a far giocare la squadra nel modo migliore e a farla restare all’altezza delle storiche avversarie, Milan e Inter soprattutto. Tuttavia, è proprio la deludente vena realizzata di Hansen che penalizza la Juventus nell’appassionante corsa scudetto con le milanesi e la Fiorentina. 

Sia il girone di andata sia il finale di Campionato sono al cardiopalma, perché al giro di boa la Juventus è prima a pari punti con Inter e Fiorentina, mentre il Milan è secondo a solo una lunghezza. L’appassionante duello si conclude, così, soltanto all’ultima giornata, quando la Juventus vince 3-2 contro il Napoli, grazie al gol decisivo proprio di John Hansen e l’Inter ha la meglio per 4-2 sulla Triestina. Il punto di vantaggio che i nerazzurri avevano conquistato poche settimane prima, alla trentaduesima giornata, grazie alla sconfitta della Juventus per 3-2 contro l’Atalanta, si rivela decisivo per l’assegnazione del titolo che va, di nuovo, a Milano.

Al termine della stagione, consapevole di non poter dare molto altro alla causa della Juventus, Hansen decide di lasciare Torino, portando con sé numeri impressionanti, ovvero 139 gol in 214 presenze e il settimo posto come marcatore di sempre della Juventus. Poche settimane più tardi, il danese si trasferisce alla Lazio, dove gioca una sola stagione e segna 15 gol in 27 presenze. Al termine dell’avventura italiana, John Hansen torna in patria e chiude la carriera al Frem, dove realizza 32 gol in 28 partite

Considerato uno dei più grandi attaccanti della storia juventina, John Hansen, la gazzella danese, entra per sempre nella storia della Juventus nel 2011, quando gli viene assegnata la stella celebrativa nella Walk of Fame bianconera all’Allianz Stadium di Torino. Tuttavia, il danese non è lì per godersi l’omaggio dei tifosi, perché era morto ventun'anni prima, il 12 gennaio del 1990, ad appena 66 anni. 



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