JUVE FUORI DALLA CHAMPIONS: COSA RISCHIA ALLEGRI?

 
Parafrasando uno degli slogan più amati dai giornalisti italiani, l'amarissima delusione di ieri sera porta, inevitabilmente, a riflessioni che vanno oltre l'ennesima eliminazione dalla Champions League.

Per la terza volta consecutiva, la Juventus è uscita agli ottavi di finale, per la terza volta consecutiva contro una squadra inferiore tecnicamente. Il Villareal visto ieri è, infatti, una brutta copia della peggiore Juve allegriana, fatta di difesa e contropiede. 

Proprio per questo, gli spagnoli hanno interpretato la partita nel modo giusto e più congeniale alle loro caratteristiche. Essendo consapevoli della loro inferiorità, hanno aspettato e hanno colpito in contropiede, proprio come Allegri ha fatto tante volte.

Il problema principale, dunque, sta proprio nell'incapacità della Juventus di cambiare pelle e di giocare da favorita. Qualunque sia l'avversario, Allegri imposta la partita nello stesso modo, ma se può essere giusto farlo con squadre superiori, è inammissibile scegliere questa tattica quando la partita devi vincerla e dominarla.


Ieri questo è stato fatto soltanto per un tempo, alla fine del quale i bianconeri avrebbero meritato di essere in vantaggio. L'errore è stato nel non insistere nei secondi 45 minuti di gioco, in cui si sarebbe dovuta vedere l'intensità giusta e, soprattutto, il furore agonistico che una gara di Champions impone.

In tutta la partita, la Juventus ha tirato in porta 5 volte e tutte nel primo tempo. Durante la seconda frazione di gioco è stato un stillicidio di passaggi orizzontali o all'indietro. Ciò che proprio non entra nella testa dell'allenatore è che in Europa la vittoria bisogna cercarla con forza e convinzione, rischiando anche qualcosa, ma gettando sempre il cuore oltre l'ostacolo.

Ieri abbiamo visto una squadra perennemente preoccupata di non scoprirsi, con giocatori bloccati e frenati, incapaci di un'accelerazione o di una verticalizzazione, perché terrorizzati di poter prendere l'infilata.

Questo atteggiamento non credo dipenda dalle capacità personali, ma da una mentalità che Allegri ha di nuovo inculcato nei giocatori, ovvero quella riassunta in maniera egregia da lui stesso durante la partita contro lo Spezia: "Calma che prima o poi il buco lo troviamo".

Se un ragionamento simile basta in Italia per vincere 1-0 contro una squadra in lotta per non retrocedere, è chiaro che in Champons sia un suicidio, soprattutto quando incontro squadre che giocano con la tua stessa mentalità.

Ieri ci voleva un cambio di marcia, per una volta la Juventus avrebbe dovuto togliersi di dosso la sua armatura e osare, alzarsi, pressare e rischiare anche di subire qualche contropiede. D'altronde, se si è in grado di fare due o tre gol, uno si può anche subire senza fare drammi.


Chi sperava di rivedere il furore agonistico della storica rimonta contro l'Atletico Madrid, è rimasto profondamente deluso da una squadra insicura e frenata dalla propria stessa mentalità di gioco. 

Ieri occorreva giocare con cattiveria e chiudere la pratica già durante il primo tempo. È vero, la fortuna non ci ha certo aiutati, ma, come si dice, "la fortuna aiuta gli audaci" e in campo, ieri, si sono visti soltanto "conigli bagnati", come avrebbe detto l'Avvocato. 

Rimarrà una delle peggiori sconfitte della storia recente juventina, un'eliminazione che brucia tantissimo, molto più di quella dei due anni precedenti, perché lì, almeno, la partita era stata onorata, vincendo e uscendo soltanto per la regola dei gol segnati fuori casa.

Non ci sono scusanti che reggono, non ci solo alibi di assenze o infortuni. Nelle ultime stagioni, la Juventus è stata violentata, maltrattata, tradita, sedotta e abbandonata. Dalla decisione di cambiare volto alla squadra, si è tornati indietro di tre anni, rimettendo tutto in discussione e disorientando tifosi e addetti ai lavori.

Urge una profonda riflessione da parte della dirigenza, maggiore responsabile dello scempio visto ieri sera e protagonsita di una gestione folle della rosa e dei singoli giocatori. 

Che fare con Allegri? Personalmente, rimango convinto che non abbia più nulla da dare al calcio e che sia ora che si dedichi ad altro. Il suo rifiuto e la sua incapacità di vedere oltre il proprio naso (o muso?) è un limite che la Juventus non può più permettersi.

La stagione può essere raddrizzata soltanto vincendo Scudetto e Coppa Italia, ma le speranze sono davvero al lumicino.


(Marcello Gagliani Caputo)


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