MARIO MANDZUKIC: L'ELOGIO DELLA NORMALITÀ


 Oggi uno come Mario Mandzukic non lo trovi più. Poco social, per nulla alla moda, poche interviste, pochi lustrini, la nemesi vivente del glam. In un momento storico dove essere semplicemente se stessi è considerato un atto di ribellione, dove ci si deve sforzare di entrare in una maschera pena l’emarginazione, Mario Mandzukic è stato l’antieroe



Il croato ti prendeva per mano e ti portava in campo, potevi annusare l’odore dell’erba, ascoltare da vicino il boato dello stadio, sudare la maglia bianconera. Mario Mandzukic non ti lasciava mai solo, quando tutto andava bene, lui era lì accanto a te. Quando le cose andavano nel verso sbagliato, pure. Anzi, ne vedevi due di Mario Mandzukic.

Sarebbe piaciuto molto all’Avvocato, pochi fronzoli e molti fatti. Un altro piemontese tosto d’adozione, come quelli che scesero in campo a Roma nella finale vinta contro l’Ajax nel 1996. Lui ne ha giocate due, ha segnato in entrambe le occasioni. Tanto essenziale la rete di Londra con la maglia del Bayern Monaco contro il Borussia Dortmund, quanto incredibile quella di Cardiff, con la nostra maglia. 



In quella occasione Mario ci portò in un sogno, ci illuse con un gesto che nessuno di noi poteva minimamente pensare. Perché anche le persone normali sanno essere speciali. Forse l’unico rammarico è quello di non averti visto qualche anno prima alla Juve, sai che coppia con Tevez"Ha segnato la Juventus, ha segnato Mario Mandzukic" gridava Francesco Repice nelle sue emozionanti e impeccabili telecronache. Lo disse due volte quella maledetta notte di Madrid, dove tutti noi abbiamo giocato insieme a te e abbiamo spinto con rabbia quei palloni in rete. 

Uno di noi, uno con noi. Mario Mandzukic, tra gli uomini i guerrieri. 


(Jonathan Gavin)

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